Nella foto Abayomi: bambola africana.
Resistere per restare in gioco
Le strategie della resilienza afrobrasiliana
Brasile: Memoria, Resistenza e Cultura
Dopo il nostro incontro del 18 maggio scorso, torniamo a parlare di Brasile e resistenza. Attraverso il libro Un cammino profetico di Dom Aldo Gerna, abbiamo esplorato, insieme a Francesco Rachetti e Claudiléia Lemes Dias, il ruolo della Teologia della Liberazione nella denuncia delle ingiustizie sociali successive all’abolizione della schiavitù in Brasile (13 maggio 1888).
Il 7 marzo alle 17:30 riprenderemo il discorso con Francesco Rachetti e Massimo Cingolani, approfondendo le molteplici strategie e forme di resistenza della popolazione afrobrasiliana. In particolare, ci soffermeremo su quattro espressioni simboliche: le bambole Abayomi, la Capoeira, il Quilombo e il calcio.
Dal dolore alla speranza: le bambole Abayomi
Durante la tratta transatlantica si racconta (leggenda?) che le madri africane deportate cercassero di confortare i propri bambini creando bambole di pezza, utilizzando strisce di stoffa tratte dai loro abiti. Senza colla né cuciture, fatte unicamente con nodi, queste bambole rappresentano ancora oggi un simbolo di resistenza e memoria, testimoniando l’eredità africana nella cultura brasiliana.
Nacquero così le Abayomi, simbolo di affetto e resilienza. Il termine in yoruba racchiude un messaggio di speranza:
🖤 Abay = incontro
🖤 Omi = prezioso
➡ “Colei che porta felicità”
Oggi le Abayomi sono un emblema della memoria e dell’eredità africana in Brasile, espressione della capacità di trasformare il dolore in un atto d’amore e resistenza culturale.
La resistenza in movimento: la Capoeira
Tra le forme di resistenza afrobrasiliana, la Capoeira occupa un posto speciale. Nata nelle piantagioni come tecnica di difesa degli schiavi, si è evoluta in una forma di lotta mascherata da danza, che unisce movimenti fluidi e acrobatici alla musica del berimbau.
Più che una disciplina marziale, la Capoeira è una filosofia di vita che incarna lotta, resistenza e libertà. Durante il periodo coloniale, i padroni proibivano agli schiavi di addestrarsi al combattimento; tuttavia, la Capoeira consentiva loro di farlo camuffando i colpi con movimenti ritmici e armoniosi. Con il tempo, essa è diventata un’espressione culturale riconosciuta a livello mondiale, in particolare nelle favelas, dove aiuta i giovani a trovare una via alternativa alla violenza e all’emarginazione. Per decenni fu considerata illegale e venne perseguitata, ma ha resistito ed oggi è Patrimonio Immateriale dell’Umanità UNESCO. Ancora oggi rappresenta uno strumento di inclusione, offrendo ai giovani un’alternativa alla violenza e alla marginalità.
🔗 [Approfondimento sulla Capoeira]
🔗 [Articolo di Massimo Cingolani su Milano Marziale]
Il calcio brasiliano: una forma di resistenza sociale e culturale
Se la Capoeira ha permesso agli afrobrasiliani di resistere attraverso il corpo, il calcio è diventato un’arma di riscatto sociale e un’affermazione identitaria. Sin dalla sua introduzione nel XIX secolo, questo sport è stato un mezzo per le classi popolari – in particolare per la comunità afrodiscendente – per sfidare un sistema segnato da discriminazioni.
Giocatori come Pelé, Garrincha e Zizinho hanno dimostrato che il talento poteva abbattere le barriere sociali, trasformando i figli degli esclusi in eroi nazionali. Ma la resistenza nel calcio non è solo una questione di storia: il Brasile ha elevato questo sport al rango d’arte, esemplificato dal celebre jogo bonito, uno stile di gioco creativo e spettacolare che esprime libertà ed esuberanza, in contrasto con il rigido pragmatismo europeo.
Negli anni della dittatura militare (1964–1985), il calcio divenne anche uno strumento politico. Figure come Sócrates e la “Democrazia Corintiana” utilizzarono il pallone per lanciare messaggi di libertà e giustizia, opponendosi al regime attraverso un modello di gestione democratica della squadra.
Oggi, nelle favelas, il calcio continua a essere una via di riscatto e speranza, offrendo ai giovani opportunità di emancipazione attraverso lo sport. Il jogo bonito rappresenta la massima espressione di questa creatività e libertà.
Il Quilombo: una nuova casa antica, dove gli antenati vivono ancora
Il quilombo rappresenta la resistenza in forma di comunità e cultura. Queste comunità, fondate dagli schiavi africani fuggiti dalle piantagioni, sono state un’importante forma di opposizione alla schiavitù. Il più celebre è il Quilombo di Palmares, un rifugio autonomo che resistette per oltre un secolo, divenendo simbolo di libertà e lotta contro l’oppressione.
Un viaggio nella storia e nella cultura afrobrasiliana
Dalle bambole Abayomi alla Capoeira, passando per il calcio e il Quilombo, il Brasile ha trasformato le sue radici africane in simboli di resistenza e identità. Un percorso segnato dal dolore, ma anche dalla creatività e dalla speranza, che continua a ispirare generazioni.
Vi aspettiamo il 7 marzo alle 17:30 per esplorare insieme questo viaggio di memoria e resistenza.
Relatori:
- Francesco Rachetti – Già garante dei detenuti del penitenziario di Sondrio e ideatore e referente del gemellaggio tra il Comune di Sondrio e São Mateus. Un progetto che da 20 anni esemplifica resilienza, duratura ed emozionante.
Massimo Cingolani – Direttore del Piccolo Museo del Giocattolo di Sondrio e una significativa testimonianza di Telesondrio.
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