Il 20 febbraio 1974 segnò l'apertura al pubblico del Centro Evangelico di Cultura (CEC) in Via Malta a Sondrio. Nato dall'iniziativa di pastori di origini italiane attivi in Valposchiavo e in Bregaglia – in particolare Franco Felice Scopacasa – e sostenuto da numerosi laici, il CEC intendeva essere più di un semplice luogo di culto: era concepito come un centro di dialogo e incontro oltre i confini confessionali.
Questa visione si cristallizzò nel manifesto programmatico della conferenza inaugurale, tenuta da Paolo Ricca, teologo valdese e "ambasciatore" del protestantesimo italiano. Il suo intervento, "L'identità protestante," incarnava l'obiettivo dei promotori: creare un forum evangelico e protestante, ma radicalmente aperto al mondo. Un centro per il dibattito sui valori cristiani e la loro risonanza nella modernità.
La nascita del CEC fu il punto di convergenza di tre elementi storici e teologici:
La visione di Franco Felice Scopacasa, promotore e figura catalizzatrice.
La presenza di una diaspora protestante di Valdesi e Grigionesi in Valtellina.
Il nuovo contesto culturale e teologico degli anni Settanta, forgiato dal Concilio Vaticano II e dall'apertura al dialogo ecumenico.
L'Ombra del Passato e la Mano Tesa
Comprendere la sfida del CEC richiede uno sguardo al passato protestante in Valtellina, distinto in tre fasi: quella antica (dalla Riforma al Sacro Macello del 1620), quella successiva al Risorgimento (l'evangelizzazione metodista del XIX secolo) e quella nuova del Centro.
La memoria del Sacro Macello del 1620, che pose fine alle comunità protestanti dell'epoca, rimaneva un'ombra nel rapporto reciproco tra la Provincia di Sondrio e i Grigioni. La fondazione del CEC, promossa dalle chiese grigionesi, si presentò così come una sorta di messaggio di riconciliazione a quattrocento anni da quel genocidio.
La seconda fase, quella della stazione metodista nella seconda metà dell'Ottocento, pur segnata da uno spirito anticlericale e dalla difficoltà di attecchire in un territorio ostico, gettò le basi per una presenza minoritaria, sostenuta dalla Società Biblica Britannica e Forestiera.
Franco Felice Scopacasa (nato nel 1927), cresciuto in una famiglia evangelica e formato presso la Facoltà Valdese di Teologia, assunse la carica pastorale in Valposchiavo e Bregaglia a partire dal 1956. La sua figura è ricordata come quella di un pastore critico, curioso e polarizzante, tutt'altro che mero amministratore dell'ortodossia. Insieme a colleghi e amici, sognava un Forum che facesse vivere questo spirito di curiosità intellettuale, dibattendo i principi del protestantesimo (Sola Gratia, Sola Scriptura) e la modernità – intesa come ricerca, apertura e orientamento verso il nuovo.
L'Ecumenismo come Necessità e Scelta
L'idea di creare un centro a Sondrio fu di Scopacasa, ma la sua realizzazione fu un'impresa collettiva, sostenuta attivamente dai pastori di Valposchiavo (Carlo Papacella e Gino Cantarella) e dal sostegno finanziario dell'Hilfsverein (l'associazione di aiuto protestante grigione).
L'acquisto del locale in Via Malta fu un atto non scontato, a causa della diffidenza del settore immobiliare di Sondrio, risolta solo grazie a relazioni personali. I promotori optarono per un locale polifunzionale – ufficio, biblioteca e sala conferenze – coerentemente con la dottrina riformata che non esige un luogo di culto consacrato.
Il successo dell'operazione, culminata con l'apertura del 1974, si deve in larga parte all'intervento dello spirito del Concilio Vaticano II: la scoperta dell'ecumenismo offrì un terreno fertile per il dialogo e l'apertura. Nelle parole di Scopacasa in un'intervista dell'epoca, il Centro "non vuole essere una rivalsa, ma un'offerta di dialogo."
L'attività del CEC rifletté subito questo pluralismo: pur garantendo un'intensa programmazione su temi religiosi e sociali che rispecchiava le diverse correnti emerse dalla Riforma, diede ampio spazio a relatori cattolici di spicco – da Don Giovanni Franzoni a Gianfranco Ravasi – e a intellettuali "fuori dall'ortodossia" (come Giulio Girardi e Filippo Gentiloni).
L'impegno ecumenico culminò nel 1989 con un grande convegno storico sulla Riforma in Valtellina, che per la prima volta vide la collaborazione con le Società storiche locali.
I promotori – Scopacasa, Cantarella, Papacella, Tognina e Barandun – scelsero un motto per guidare l'attività del Centro, tratto da una lettera dell'Apostolo Paolo: "Esaminate ogni cosa e ritenete il bene." Questo rimane l'impegno per il futuro del Centro Evangelico di Cultura in Sondrio.
