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LA GUERRA IN GIOCO

«Giocando, il bambino apprende a vivere,  

perché simula situazioni in cui potrebbe trovarsi da adulto.  

E noi adulti attraverso la finzione narrativa addestriamo la nostra capacità di dare ordine  

sia all’esperienza del presente sia a quella del passato».  

Umberto Eco, Sei passeggiate nei boschi narrativi  , Milano 1994  

 

«È l’eco di quell’abbraccio ricevuto o mancato,  

è quel bisogno di sentirsi amati e amabili,  

quel potenziale emotivo che fa dell’Uomo la Speranza sapiente di ogni domani».  

Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, Lo schiacci anoci, Berlino 1816  

 

 

Il  Centro Evangelico di Cultura al via la stagione 2024-25 [1] per vivere nuove esperienze,  ancora una volta sulla scia delle passioni dell’essere umano, ma per la prima volta da tre prospettive insieme: gioco, agonismo e guerra. Infatti, il titolo della stagione è La guerra in gioco.  

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Qui l'intervista di Daniela Grill di RBE a Emanuele Campagna https://rbe.it/2024/09/03/cec-sondrio-proseguono-le-attivita/ .

L’interesse del CEC verte sull’impegno agonistico sia per alcune conseguenze negative, così come sono emerse da Takyo 2020 (si allude alle dichiarazioni della japponese Naomi Ōsaka [2] e degli americani Simone Biles e Michel Phelps [3] ) e a Parigi 2024 (si alledue al caso del nostro Gianmarco Tamberi): ansia, affezioni mentali , timore della  performanza (Barzegaglia 2024 [4] ). Nonché sia ad alcune conseguenze positivie, lì dove si evidenziano miglioramenti  cognitivi per giovani soggetti ADHD introdotti in discipline marziali come il Taekwondo, lo Judo, ecc.  

In questo manifesto del prossimo venturo tiriennio culturale non si vuole sviscerare le ragioni ultime che giustificano la necessità di una trattazione sintetica del tema gioco-sport-guerra, ma si tenta di tratteggiare in maniera pratica l’approccio metodologico: quando si tratta uno dei tre aspetti si deve capire come quanto emerso dalla ricerca analitica di uno influenzi gli altri due elementi, insomma, non riductio ad unum , ma osservazione caleidoscopica su un soggetto che si pensa nella sua triplicità. Per esempio, al giorno d’oggi, tutti sono consapevoli che lo sport è una delle 4 tipologie tematiche ossessivamente presenti nel rullo continuo dei media (insieme a news, meteo e traffico) questo fa di quanto accade nello sport un’immensa cassa di risonanza che finisce per riversare su atleti e su sportivi aspettative enormi, da cui in parte comprendiamo il disagio mentale tra chi gareggia  ai più alti livelli. Ecco questa conclusione apre alla questione: può dirsi lo stesso di gioco e guerra? Rimandando la risposta a una coferenza, osserviamo in prima approssimazione che la fragilità negli  ambiti gioco/guerra sono ben documentate, si pensi alle ludopatie, come agli shell shock o comunque alle molteplici forme di trauma testimoniate dai veterani.  

Inoltre, last but not least, in via Malta 16 si fa cultura con la K! Infatti, si intende costruire una rete sondriese di interlocutori sensibili alla/alle tematica/tematiche. In particolare, l’obiettivo è comprendere come si debbano accompagnare le nuove generazioni di atleti e sportivi di fronte al fenomeno mangiasassi di dover essere sempre performanti nella vita, nella scuola, nello sport perché il vincente vince... e il perdente semplicemente non esiste! Dunque, affrontare questo tema significa anche interrogarsi  su cosa significhi essere al passo con i tempi,  a fianco delle giovani  generazioni e delle loro famiglie che giocano in questo mondo tra le diverse guerre (ibride e calde), le quotidiane tensioni e le sfide atletiche.  

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Questo lavoro sarà  svolto nel medio piccolo periodo di un triennio così da avere il necessario respiro dialogico per divulgare le nostre conclusioni, pur nella consapevolezza di non essere in grado di dire qualcosa di ultimo. Da settembre a maggio, ogni primo venerdì del mese alle ore 17:30 un evento in palinsesto secondo il calendario al link 📅 : il 6 settembre ci domandiamo se giocare alla guerra predispone alla guerra? Il 4 ottobre: come sarà premiato colui che ha combattuto la buona/bella (kalón, 2 Timoteo 4,7) battaglia? Con un banchetto nuziale in una città magnifica fondata per l’occasione… non si spoilera olte vieni e vedrai. 19 dicembre una risposta drammatica per la questione: come ci si scambiava il dono dell’amore a Natale al tempo della persecuzione? Un dramma sul Natale su alcune lettere di Don Milani. La SPUC in questo anno di Giubileo 18 (o 25 gennaio) a 1700 anni da Nicea 325 d.C. quali sono le regole in gioco ecumenico? In febbraio riprendiamo il filone gioco-sport-guerra, il 7 in una testimonianza rinascimentale della Bormio del 1499 per chiederci: dalla  prospettiva dei fanciulli: quando un gioco si fa violento? Poi il 21 tratteremo il blocco BRICS chiedendoci qual è il primato del Brasile? Aiutino: non stiamo parlando di calcio. Il 18 aprile la rievocazione della Resistenza partigiana si fa domanda: qual è il servizio del patriottismo costituzionale? Finalmetne, la stagione si conclude il 2 maggio con riflessione sul lavoro di frontiera per capire chi ha il permesso di soggiorno? Inoltre, in collaborazione con la Ottavo Circuito delle Chiese Evangelica Valdese. Unione delle Chiese Metodista e Valdese, saremo accompagnati dal gioco linguitico della metafora per capire dai predicati e dagli attribuiti sulla Chiesa come si sia intesa la vocazione a essere comunità di credenti nel vocabolario del Nuovo Testaento. Ogni terzo mercoledì del mese risponderemo con un predicato nominale diverso: un fondamento, un corpo, un tempio, una famiglia, una colonna, una testimonianza, una porta aperta e una comunità.  Inizieremo il 2 ottobre con una conferenza La comunità dei tementi Dio (partiremo da auno studio sul Salmo 111 ). Il 16 ottobre: la chiesa è  costruita su un fondamento . Il  20 novembre: la chiesa è    un corpo Il 18 dicembre  la chiesa è    un tempio . Il 15 gennaio: la chiesa è    una famiglia . Il 19 febbraio: la chiesa è    una colonna e sostegno della verità . Il 19 marzo: la chiesa è    in Babilonia . Il 16 aprile: la chiesa è    una porta aperta . Il 21 maggio: la chiesa è    un'assemblea di popoli, lingue e nazioni .

Tutti gli eventi saranno trasmessi sul nostro canale YOUTUBE a link , ma voi venite di persona considerate ogni cosa e ritenete il bene !  

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[1] Il SondrioCEC per la seconda prova a programmare in termini triennali, da questa stagione a quella del 2026-27. Nel primo triennio (2021-2024) si è tentato di affrontare il tema delle relazioni infrante, anche perfezionando una forma dell’evento conferenza. Nella prospettiva della pedagogia biblica e della pastorale evangelica si sono affrontate le conseguenze delle relazioni infrante: «sociopatie quali il suicidio, la tossico dipendenza, le ludo-patie, le disfunzioni dell’età evolutiva, la violenza sulle donne e, in generale, il peccato di genere». Questi tre anni sono stati l’opportunità dell’autocomprensione vocazionale del Centro Evangelico come luogo dell’ascoltare attivo di colei e di colui che ha subito una separazione, un luogo in cui la carità intellettiva soccorre responsabile con un ciclo triennale di conferenze a tema

[2] In questo contesto si menziona la  Ōsaka (1997) per la multa comminatale in quanto disertatò la conferenza stampa del torneo parigino Roland Garros.   

[3] Simone Biles, dopo qualificazioni trionfanti, si ritirò da tutte le finali a squadre e da tutte quelle individuali eccetto una. Spiegò di aver subito impedimenti mentali (non fisici): la paura di sbagliare e di farsi male, l’ansia.

Il commentatore della NBC per Tokyo 2020 (tenutosi nel 2021), Michael Phelpsper (vincitore di 28 medaglie olimpiche, fra cui 23 ori), parlando della Biles affermò: «È ok non sentirsi ok». Il quale già nel 2018 con un podcast aveva denunciato le federazioni sportive di non prestare la necessaria attenzione alla salute mentale degli atleti, confessando le conseguenze sulla sua persona dopo le Olimpiadi di Londra 2012: depressione, problemi di alcol, droghe e di fantasie suicidarie.

[4] Barzegaglia S., Chi vince non sa cosa si perde . Agonismo, gioco, guerra , Firenze 2024. Il testo è il riferimento alla base della nostra riflessione e da esso si attinge spesso e volentieri.