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Riforma, arte e Bibbia

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Venerdì 23 ottobre alle ore 18.00, presso il nostro Centro, il professor Lothar Vogel, docente di Storia del cristianesimo presso la Facoltà valdese di Teologia, parlerà su «Riforma: arti visive e Bibbia».

Nell’immaginario collettivo si associa protestantesimo a iconoclastia (distruzione delle immagini sacre); sembra cioè inevitabile concepire questo rapporto come conflittuale. In realtà, l’iconoclastia attraversa l’Alto Medioevo, parte da Oriente ed è sottesa sia da motivi dottrinali sia da ragioni politiche. Poi, il Concilio di Nicea II (787) ne legittimò il culto.
Il secondo dei dieci comandamenti (“Non farti scultura né immagine alcuna”), la grande sintesi della ‘Legge”’ biblica, che vieta espressamente le immagini al fine di salvaguardare la radicale alterità di Dio; non impedisce, però, per parlarne, l’uso di immagini verbali e letterarie.

L’esclusività riconosciuta alla rivelazione scritturale portò i Riformatori, di tutte le correnti e di prima e di seconda generazione, ad abolire il culto di immagini considerate rappresentazioni salvifiche, ‘sostituzione’ o ‘presenza’ di Dio. In tal senso, allora, l’evangelo autentico è stato contrapposto a tutta una cultura visiva ormai considerata fittizia non soltanto in ambito protestante. E si consideri che il culto in lingua volgare e non in latino portava ad ascolare direttamente il testo biblico a tutti.

Dietro lo scontro sulle immagini si nasconde dunque una necessità di rivedere e ridefinire il luogo della fede cristiana nel mondo e nella cultura umana in generale. La trattazione delle arti visive si rivela, dunque, come una sorta di spia per rendere percepibile la netta distinzione fra Dio e mondo, magistralmente espressa da Martin Lutero nella sua opera De servo arbitrio. In realtà, queste motivazioni portarono alla formazione di culture visive innovative e degne di considerazione, con soluzioni non affatto identiche negli ambienti luterani e riformati.
Nel periodo della Riforma, le arti figurative vedono all’opera artisti epocali: Albrecht Dürer, Matthias Grünewald e Lucas Cranach il Giovane, del quale ricorre il 500° anniversario della nascita.
Con loro, e non solo con loro, nasce un nuovo linguaggio di parole e immagini (si pensi, a esempio, alle illustrazioni delle Bibbie evangeliche del XVI secolo)